Esistono termini la cui semplice definizione (pur affidandoci a un ottimo Dizionario), non riesce a descriverne profondamente il significato.
Mi riferisco a tutte quelle parole che caratterizzano la persona in generale, fino a diventare delle qualità universalmente riconosciute.
Oggi parlare di umanità intesa come sentimento di solidarietà umana, di comprensione, potrebbe apparire fuori tempo, fuori luogo.
Non è proprio così: esistono (ancora) luoghi, dove questa caratteristica è fortunatamente imprescindibile.
Parlo della Fondazione Papa Paolo VI e in particolare del Centro Adriatico di Pescara.
Essere sani in salute è scontato, finché non ci si trova costretti a frequentare per i motivi più vari i centri riabilitativi.
È altresì innegabile che molto spesso i pazienti, chi vi scrive e tra questi, siano considerati dei numeri.
Al Centro Adriatico esiste l’umanità di: Paola, Marilena, Cecilia, Marina, Adele, Antonello, Elisa e di tanti altri fisioterapisti e operatori che, da anni quotidianamente, con professionalità, amore e dedizione, guidano e aiutano i pazienti ad avere una qualità di vita migliore e a sentirsi più attivi ed efficienti.
Chiamare il paziente per nome, accoglierlo, ascoltarlo nei suoi dubbi e incertezze, consigliarlo è un valore che non ha prezzo.
Il lavoro che svolgono è indubbiamente logorante, faticoso, ma ha i suoi risvolti positivi: è bellissimo poter constatare dei miglioramenti che, almeno inizialmente, solo un occhio professionale riesce a cogliere e a sfruttare al meglio per il futuro della persona trattata.
Un futuro costruito da un percorso che operatore e paziente progettano tra vittorie e sconfitte, senza mollare mai, sempre pronti a ricominciare.
In una società in cui tagli indiscriminati e inefficienze sanitarie spadroneggiano, bisognerebbe premiare e incentivare chi tratta con rispetto e dignità la persona nella sua interezza senza porre barriere.
Immagine: http://neuroplanet.blogspot.it
Annapaola Di Ienno