194.106 denunce di infortunio sul lavoro, 189 con esito mortale. 14517 malattie professionali denunciate: i numeri dati dal Presidente dell’Inail Franco Belloni in un’intervista a RTL 102.5 e relativi al periodo che va da gennaio a marzo 2022. Numeri che fanno pensare perchè descrivono una situazione molto delicata. “La maggior parte delle imprese – ha detto Belloni – lavora in sicurezza. I dati statistici servono anche per capire in quali settori bisogna andare a controllare. Dobbiamo lavorare molto, per farlo ci vuole personale e il Governo ha investito nelle assunzioni”. Il Presidente dell’Inail ha poi parlato delle recenti modifiche introdotte proprio per quanto riguarda la norma che detta le regole da rispettare in tema di sicurezza sul lavoro. Poi ha spiegato che la sicurezza sul lavoro non è un grande costo per le imprese perchè, se non si rispettano le norme, le imprese rischiano di dover sostenere le spese legate proprio agli incidenti lavorativi.
Ma che cosa davvero è cambiato con le recenti modifiche normative? Quali sono le novità introdotte all’interno del Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro? Va detto che una serie di norme regolano quest’ambito già dal 2008, anno in cui il Testo Unico fu approvato, con misure molto precise, soprattutto in settori da questo punto di vista delicati come l’edilizia. Sarebbe anche troppo lungo elencare tutte le regole da rispettare nei vari ambienti di lavoro e, se lo facessimo, correremmo sicuramente il rischio di dimenticarne qualcuna importante tanto quanto le altre. Ma un aspetto da sottolineare c’è ed è che le recenti modifiche insistono sulla necessità di una formazione continua, ora obbligatoria non solo per i dirigenti delle aziende e per i preposti alla sicurezza, ma anche per i datori di lavoro. Durata, contenuti minimi e modalità della formazione obbligatoria a carico del datore di lavoro saranno stabiliti da uno specifico accordo che Stato e Regioni dovranno raggiungere entro il 30 giugno. Al termine del percorso formativo sarà obbligatoria anche la valutazione finale. È poi obbligatorio l’addestramento del lavoratore all’uso degli strumenti che deve usare e dei dispositivi di sicurezza, mentre il preposto, cioè il lavoratore che “sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute” è destinatario di alcune misure che ne precisano e rafforzano il ruolo. Questo lavoratore ora deve intervenire, fornendo le necessarie indicazioni di sicurezza, per modificare il comportamento non conforme riscontrato in ambito lavorativo. Oltre questo deve sempre essere aggiornato in materia di sicurezza ed è per questo che serve la sua formazione professionale continua.
Vedremo in futuro se le recenti modifiche normative, che prevedono anche la sospensione delle imprese in cui almeno il 10% di lavoratori sia non regolarmente assunto nemmeno con contratto di lavoro occasionale, sortiranno l’effetto sperato di arginare il preoccupante fenomeno costituito da infortuni e morti bianche. Sicuramente servirebbe una maggiore consapevolezza da parte di tutti: “La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità, assicurarla un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale” ha detto poche ore fa il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella ricordando Lorenzo Parelli, lo studente morto in uno stage nell’ambito di un percorso scuola-lavoro. Il Presidente ha tra l’altro ricordato che “non mancano lavoratori poveri e pensionati poveri, ai quali il reddito percepito non è sufficiente” mettendo in evidenza un altro dei problemi legati alla sicurezza sul lavoro, ossia quella povertà che spinge molti ad accettare condizioni di lavoro tutt’altro che sicure. Per questo servirebbe una politica attenta non solo a premiare l buone prassi in tema di sicurezza in senso stretto, ma ci vorrebbe anche una maggiore attenzione al tema delle condizioni economiche e sociali, troppo spesso difficili, in cui vivono i lavoratori. L’Italia è piena di buoni esempi che parlano di maggiore attenzione anche per le famiglie e il sostegno al loro reddito, di servizi al cittadino a costi sostenibili e di buona qualità, di attenzione ai giovani e alla necessità di garantire loro un più facile inserimento all’interno del mondo lavorativo.
Diceva l’imprenditore e filantropo Andrew Carnegie: “Portatemi via la mia gente e lasciatemi le aziende vuote e presto l’erba crescerà sul pavimento dei reparti. Portatemi via le aziende e lasciatemi le persone con cui lavoro e presto avrò aziende migliori di prima”. Un concetto forte su cui sarebbe ancora necessario riflettere con sincera profondità…