Quando il turismo diventa… sociale!
“Consentire al maggior numero di persone l’accesso alla pratica del turismo“: sembrano parole semplici, considerazioni quasi scontate. Invece è l’obiettivo scritto nero su bianco nell’articolo 1 di una Dichiarazione molto importante: quella di Montreal sul turismo sociale. A redigerla nel 1996 è stato il Bureau International du Tourisme Social, che in quello stesso articolo, ha anche sottolineato di voler attuare quanto stabilito dall’Onu con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo in cui si afferma, tra l’altro: “Ogni individuo ha diritto al riposo, al tempo libero, ad una limitazione delle ore di lavoro ed alle ferie remunerate”. Ancora più chiaro è l’articolo 2 della dichiarazione di Montreal: “L’obiettivo fondamentale di qualsiasi azione di sviluppo turistico deve consistere nella piena realizzazione dell’individuo come persona e come cittadino”. Noi di Vortici.it abbiamo avuto modo di conoscere la Dichiarazione di Montreal in un convegno proprio su Terzo settore e turismo sociale organizzato dal Cipas (Centro Italiano Proposta e Azione Sociale) a Montesilvano (PE), grazie all’intervento svolto in quell’occasione dal dott. Ernesto d’Onofrio, membro della giunta nazionale Cipas, che ha spiegato ai presenti di cosa si tratta. D’Onofrio ha messo in evidenza i vari aspetti che devono caratterizzare il turismo perchè possa essere definito sociale, proprio illustrando la Dichiarazione firmata nella città canadese. Ma che cos’è il Bureau International du Tourisme Social. ossia l’organizzazione che l’ha redatta? Come si legge sul suo sito, “riunisce tra i suoi membri organizzazioni pubbliche e private, profit e non profit. Tra queste ci sono associazioni turistiche, molte delle quali sono gestori di centri e villaggi turistici e reti di ostelli della gioventù, agenzie e operatori, sindacati, cooperative, ONG, istituzioni educative e organizzazioni ufficiali del turismo, che svolgono tutte un’attività legata al sociale turismo. L’organizzazione conta ora 159 organizzazioni in 40 paesi, principalmente in Europa, America Latina e Africa. Inoltre, sono 20 i singoli membri dell’Alleanza per la formazione e la ricerca nel turismo sociale e solidale”. Dunque stiamo parlando di un’organizzazione molto presente sul territorio mondiale, che porta avanti idee e iniziative sul tema al centro della sua attenzione.
Diversi, secondo la sua definizione, sono gli aspetti che il turismo sociale deve avere. Uno di questi è la dimensione economica: dai grandi possibili proventi economici per chi se ne occupa alla necessità di un turismo per tutte le tasche, passando per la visione di tutti gli attori del settore come “agenti economici sottoposti ad identiche esigenze di competenza, di rigore e di risultato” e per l’idea gli “apporti del turismo devono andare a beneficio di tutta la comunità”, emerge con forza la visione di un’economia che sia circolare, cioè in grado di produrre “sviluppo sociale ed economico delle regioni e delle popolazioni nel loro insieme” attraverso occupazione e garanzia dei diritti dei lavoratori. Ma, oltre a questo primo aspetto, ce n’è un altro da considerare: lo sviluppo duraturo e sostenibile, che significa per la Dichiarazione di Montreal: rispetto dell’identità delle popolazioni locali, nuovi mezzi a regioni spesso abbandonate, rispetto per le risorse delle zone in cui il turista si reca, realizzazione di benefici economici, sociali e culturali per le popolazioni locali. Insomma il documento di Montreal propone una visione chiara, resa esplicita da una parte dell’art. 13, in cui si legge: “Poiché il turismo – a condizione di essere controllato e di rispettare le regioni e le popolazioni – rappresenta una delle speranze economiche, sociali e culturali di molte regioni in via di sviluppo, gli operatori del turismo sociale sono e saranno disponibili ad elaborare programmi di sviluppo, a costruire strutture legali e finanziarie, a contribuire alla gestione, alla formazione ed all’animazione di tutte le operazioni di sviluppo turistico previste nei programmi di sviluppo mondiale”.
Ma la Dichiarazione sul turismo sociale entra anche nel merito delle caratteristiche che un’impresa turistica deve avere per appartenere a questa cerchia. Ad elencarle è l’art. 14 che così le enumera:
1. Le attività proposte integrano gli obiettivi umanistici, pedagogici e culturali del rispetto e dell’affermazione della persona.
2. Il pubblico a cui ci si rivolge è identificato chiaramente, senza alcuna discriminazione razziale, culturale, religiosa, politica, filosofica, sociale…
3. Il prodotto proposto comprende come parte integrante un valore aggiunto non economico.
4. Si esprime chiaramente la volontà di un inserimento che non deturpi e non perturbi l’ambiente locale.
5. I documenti contrattuali definiscono chiaramente le caratteristiche dell’attività ed i prezzi. Questi ultimi saranno compatibili con gli obiettivi sociali perseguiti. Le eccedenze di esercizio vanno, in tutto o in parte, reinvestite per il miglioramento dei servizi offerti al pubblico.
6. La gestione del personale è conforme alla legislazione sociale, persegue finalità di valorizzazione ed implica una formazione permanente appropriata.
Insomma: il turismo sociale non s’improvvisa e non è un vuoto slogan. È qualcosa di ben preciso che punta ad un arricchimento vero, in tutti i sensi e ad ampio raggio. Per questo esistono leggi nazionali e regionali che lo disciplinano. per questo territori importanti anche della nostra Italia guardano con interesse a questo settore. in Abruzzo, grazie anche all’incontro cui abbiamo partecipato, si punta a rafforzarlo. L’economia circolare ne guadagnerebbe davvero. E con essa altrettanto faremmo tutti noi…