La speranza è divenuta un’emergenza
Mentre scelgo quale argomento trattare questa settimana, m’imbatto nuovamente nel testo dell’ultimo intervento pubblico del Presidente del Parlamento Ue David Sassoli venuto a mancare poche settimane fa. L’intero messaggio (che ritroverete integralmente cliccando su questo link), è importante in ogni sua parte.
Non è mia intenzione entrare nel merito medesimo, ma traggo spunto da due punti salienti, per proporvi una riflessione che mi porta a fare una considerazione ulteriore, alla luce del nostro attuale vivere quotidiano.
“[…]il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli e non di chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore. Oggi l’Europa con il Piano di recupero ci dà grandi opportunità, di abbandonare l’indifferenza; è la nostra sfida, quella di un mondo nuovo, che rispetta le persone, la natura, e crede in una nuova economia basata non solo sul profitto di pochi ma sul benessere di tutti”.
“[…]E la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza” (vedi foto).
Le parole che mi hanno particolarmente colpito sono due: indifferenza e speranza e descrivono rispettivamente un atteggiamento negativo o positivo che fa parte di noi.
Siamo tutti coscienti di come la nostra vita, attualmente, sia sconvolta per i motivi che sappiamo.
Ancora una volta, prendo atto come l’indifferenza totale sia entrata prepotentemente anche nel nostro vivere quotidiano. Siamo stanchi, stressati, sono tempi bui, tutto verissimo.
Personalmente non posso evitare di pormi e porvi una domanda fondamentale, anzi vitale: dov’è finita la speranza? Parlo di quello stato d’animo d’incoraggiante o consolante fiducia che siamo chiamati a ritrovare, se vogliamo cambiare le cose.
Siamo in emergenza anche sotto quest’aspetto e credo che nessuno di noi ne sia consapevole. Non esiste ne regola ne governo che ci possa guidare a ritrovare la strada maestra, dipende unicamente da noi.
Non lasciar più spazio all’indifferenza, sarebbe già un primo passo importante: lo dobbiamo a noi, al nostro benessere e al nostro futuro.
Ai nostri giovani colgo l’occasione per ribadire il messaggio ricco di speranza (a parer mio), che il Professor Pietro Carmina di Ravanusa lascia ai suoi allievi (l’ultimo giorno prima di andare in pensione nel 2018), scomparso per una tragica fatalità lo scorso Dicembre (la versione integrale la trovate cliccando qui).
“[…]la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista.
Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di lottare.
Gli anni del liceo, per quanto belli, non sempre sono felici né facili, specialmente quando avete dovuto fare i conti con un prof. che certe mattine raggiungeva livelli eccelsi di scontrosità e di asprezza, insomma… rompeva alla grande. Ma lo faceva di proposito, nel tentativo di spianarvi la strada, evidenziandone ostacoli e difficoltà.
Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all’altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia.
Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando: usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.
Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l’iPhone. Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia?).
Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi.
Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi.
Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio”.
Riflettiamo tutti, su questi messaggi ricchi di speranza e di vita!
* Occorre essere tutti responsabili! Abbiate cura di voi, dei vostri cari e dei vostri amici.
Sei eccezionale cara Anna Paola. Profonda , diretta e completa in tutte le tue manifestazioni.
Ti ringrazio, continua a seguirci!
Complimenti sei favolosa come sempre