In questi giorni ci sono due notizie passate un po’ in sordina, ma che rappresentano frontiere importanti per la Medicina: in entrambi i casi c’entra il cuore.
La prima notizia arriva da Roma e precisamente dall’ospedale Bambin Gesù, dove, come racconta l’Ansa, “un piccolo cuore di 60 grammi ha salvato la vita di un bimbo ricoverato da mesi. È il primo trapianto in Italia in cui è stato utilizzato – a livello pediatrico – un innovativo sistema di trasporto del cuore a temperatura controllata”. Particolarmente innovativa la costruzione: pensate che la “base dell’intero meccanismo è un guscio smart, nel quale il cuore è immerso e sospeso in una soluzione di conservazione a freddo per poter essere trasportato”. Indubbi sono i vantaggi di questa novità, visto che in questi casi la rapidità del trasporto dal centro in cui l’organo viene donato a quello dove sta invece chi lo deve ricevere è fondamentale, così come il poter mantenere la temperatura costante di 5 gradi del cuore e il poter monitorare la situazione tramite una app controllabile a distanza da parte dell’èquipe medica incaricata. Il risultato, nel caso specifico, è che il bimbo per ora sta bene ed è stato già dimesso.
La seconda notizia arriva invece da Torino, e precisamente dall’ospedale Mauriziano. Riguarda la fibrillazione atriale, una patologia che affligge milioni di italiani. Pare che solo a Torino e provincia insorgano circa 1.000 nuovi casi ogni anno e che la diffusione sia destinata ad aumentare, essendo legata all’invecchiamento. Rischi di ictus ed emorragie rendono molto fastidiosa questa problematica, e proprio la possibilità di crisi emorragiche fa sì che la terapia anticoagulante, molto praticata, sia in diversi casi impercorribile, perchè interviene proprio sulla coagulazione del sangue e potrebbe quindi risultare addirittura dannosa proprio per il pericolo di emorragie. Per questo, come racconta sempre l’Ansa, in questo caso, si è deciso di agire contemporaneamente in due direzioni: sono stati annullati i percorsi elettrici anomali della fibrillazione atriale sia in modo tradizionale sia attraverso la superficie esterna del cuore. Poi è avvenuta la legatura esterne della stessa superficie, ma non è stato prolungato l’atrio sinistro. In sostanza l’intervento è stato più in superficie e meno invasivo, ma ha comunque affrontato i problemi cardiaci di un paziente di 56 anni tornato al suo regolare ritmo cardiaco. La combinazione delle due tecniche è avvenuta per la prima volta al mondo. Nessun dispositivo è stato inserito all’interno delle camere cardiache.
Insomma: la buona sanità continua a far battere il cuore, in tutti i sensi…