Come spiegare la migrazione fino alle estreme conseguenze ai bambini? Carlo Marconi ha provato a discuterne insieme ai suoi alunni, dando vita così a ventuno filastrocche, una per ogni lettera dell’alfabeto, accompagnate ognuna da un’illustrazione d’autore. Attraverso il linguaggio universale della poesia e delle immagini, le filastrocche svelano ai lettori di ogni età le opportunità e i drammi delle migrazioni. Le migrazioni sono, e saranno sempre di più, un’esperienza vicina alla vita quotidiana di ciascuno di noi: da qui nasce la necessità di promuovere uno sguardo accogliente e rispettoso dell’altro.
Ogni storia ha il suo alfabeto così come ogni contesto, tutti gli avvenimenti della vita nelle varie epoche, sono connotati da alcuni vocaboli: certe parole, poi, con il tempo si perdono/disperdono, diventando desuete, scomparendo dall’uso comune. Anche i fenomeni migratori hanno un loro alfabeto che troppe volte resta imprigionato in stereotipi e cliché: clandestino, profugo, rifugiato, immigrato fanno riferimento a status giuridici diversi, eppure vengono usati come sinonimi in totale leggerezza.
Di qua e di là dal mare è una raccolta di filastrocche, freschissima di stampa – Edizioni Gruppo Abele e illustrate da artisti che hanno collaborato gratuitamente.
Questo è un libro bello da leggere tutto di seguito o muovendosi liberamente con l’alfabeto dalla A di Addio alla Z di Zattera. Smonta i luoghi comuni e rimette al centro l’uomo, senza confini e senza colori con gli stessi sogni e identiche paure.
Le filastrocche in rima sono accompagnate da toccanti illustrazioni e raccontano ai lettori di tutte le età le migrazioni di oggi. Ci sono persone costrette a fuggire dalla miseria e dalla guerra, insieme a quelle al «di là dal mare»: tra queste chi attende di ricongiungersi ai propri cari, chi accoglie chi respinge… Ci sono gli oggetti e i luoghi della fuga: barconi, zattere, mari, deserti e lunghe strade da percorrere. Ci sono i sentimenti: la paura per la fuga e per la vita, la speranza di una casa nuova e di un mondo accogliente in cui ci sia posto per tutti.
Vi riportiamo volentieri alcuni esempi:
1. So come mi chiamano ma non come mi chiamo,
il nome l’ho smarrito senza sporgere reclamo,
dimoro in una stanza come merce in magazzino:
buongiorno a tutti, sono clandestino.
2. Dev’esserci un equivoco, qualcosa di sbagliato,
mi dicono che avrei commesso un crimine, un reato,
allora mi domando se son ladro o assassino,
poi scopro di esser solo clandestino.
3. Se c’è un po’ di giustizia, se c’è vera uguaglianza,
avrò ben presto anch’io diritto di cittadinanza,
ma forse è un sogno matto, forse un sogno ballerino,
il sogno, almeno, non è clandestino.
4. Giro giro girotondo
com’è grande e bello il mondo
cinque sono i continenti
popolati dalle genti
terre ricche di colori
terre piene di tesori
rocce piante ed animali
donne e uomini ospitali
5. Girotondo smemorato
il destino è proprio ingrato
“Carità per cortesia”
“COSA VUOI DA ME? VAI VIA!”
“Ho sfidato terra e mare
E’ permesso? Posso entrare?”
“QUI OGNI COSA HA UN COSTO
TORNA INDIETRO NON C’E’ POSTO!”
6. Giro giro girotondo
com’è strano e buffo il mondo
cinque sono i continenti
che si abbracciano contenti
e una forte e salda fune
lega uomini e fortune
regge popoli e città
è la solidarietà.
Come scrive lo stesso autore:
[…]«Accanto all’impellente desiderio di raccontare, però, c’è un bisogno di capire, di conoscere l’identità di quelle persone che hanno perso la vita in mare, di comprendere i motivi che le avevano spinte a intraprendere un viaggio così pericoloso.
L’idea delle filastrocche migranti nasce, quindi, all’indomani della grande tragedia del 3 ottobre 2013, in cui 368 migranti morirono nel tentativo di raggiungere Lampedusa, isola della salvezza, luogo di speranza per chi fugge dalla guerra e dalla miseria. Nasce dal tentativo di dare risposta alle domande dei bambini, di chiarire i loro dubbi, di rassicurare i loro animi turbati.
Ma le filastrocche nascono anche per cercare, forse ingenuamente, di smontare quei pregiudizi che sono alla base di atteggiamenti di intolleranza e di razzismo. E prendono vita, dunque, in questo contesto privilegiato, la nostra classe, dove l’integrazione non è un’affermazione di principi o una condivisione di intenti, ma una pratica quotidiana assorbita e metabolizzata in settimane e settimane di convivenza democratica. Ma perché proprio la filastrocca? Perché la filastrocca è rima, è gioco, è festa; la filastrocca è battito, è ritmo. Perché la filastrocca aiuta a esprimere con leggerezza ciò che di per sé è difficile da dire in quanto pesante e doloroso.
Come poter pensare di dare voce ai migranti senza correre il rischio di rimanere schiacciati dalla tragicità degli eventi?
Ed ecco, allora, queste rime e questi versi, per raccontare la vita, le storie e le trame “di qua e di là dal mare”». (giuntiscuola.it)
Carlo Marconi:
Livornese di origine, Carlo Marconi vive a Pavia, dove lavora come maestro in una scuola elementare. Ama la scrittura creativa, la poesia e le filastrocche. Insieme ai suoi alunni ha scritto Lo Stato siamo Noi (Emme, 2012).
Immagine di copertina: Edizioni Gruppo Abele
Foto: Edizioni Gruppo Abele
Annapaola Di Ienno