Questa settimana, Vortici.it vi consiglia la lettura di un testo davvero interessante. In questo caso, ed è per noi la prima volta come rivista, ho scelto d’intervistare in merito direttamente un lettore d’eccezione. Parlo del nostro amico e collega Paolo Martocchia. Ho preferito avvalermi di questa modalità poichè, trattandosi di un saggio piuttosto particolare, occorreva capirne di più. Inoltre, per la sottoscritta, scoprire un libro attraverso gli occhi di un lettore, non solo rende il tutto più sentito e vivo ma porta a una riflessione maggiore e voi lettori di Vortici.it lo sapete bene che, dove possiamo, ci piace approfondire ed in questo caso è accaduto proprio così!
Non mi resta che cedere lo spazio a Paolo che ringrazio sia, per la sua cortese disponibilità sia, per aver accettato la proposta d’intraprendere questo viaggio saggistico con la sottoscritta(che ha il libro tra le mani e ha letto già alcune pagine incuriosita). Prima di farvi assaporare il tutto, non mi resta che citare autore e titolo del libro: Donato De Francesco – I misfatti della Ragione – Riflessioni di un vecchio analfabeta sulla putrefazione postmoderna (il Cerchio iniziative editoriali), prefazione di Paolo De Lucia.
Parlare di saggistica non è facile. Tu e questo saggio come vi siete incontrati?
Cerco di seguire la saggistica che richiama alle fondamenta del Cristianesimo da quando ho intrapreso una collaborazione con «Avvenire», il quotidiano della Cei: per questo ringrazio il direttore Marco Tarquinio che mi ha offerto questa stupenda possibilità professionale. Mi sono incontrato con questo saggio perché volevo conoscere l’evoluzione del pensiero dell’autore, Donato De Francesco, scrittore che non ha mai accettato le regole del gioco e spara ad alzo zero, come fece nella prima stesura del suo libro agli inizi del suo percorso di riflessione incentrata sulla vita di ciascuno di noi, sull’epoca che viviamo e la connessione con il dettame che la dottrina cattolica ci ha tramandato da Mosè ad oggi.
Parliamo dell’autore Donato De Francesco. Aiutaci a conoscerlo.
Conobbi De Francesco nell’agosto 2015, su sollecitazione del Prof. Paolo De Lucia, docente di Filosofia presso l’Università di Genova ma originario di Giulianova. Andammo a trovarlo nella sua casa a Sant’Eusanio del Sangro, aveva da poco dato alle stampe Così parlò Zi’ Ntonie, l’analfabeta, un saggio che lessi senza fermarmi un attimo. Mi colpì la profondità del suo pensiero, perché scrivendo dei problemi che assillano questo mondo rievocava quell’Abruzzo agreste di cui, al momento, soltanto lui conosce a menadito. Proprio perché aveva conosciuto Zì ‘Ntonie, alias Antonio Angelucci, un contadino che viveva da solo e che oltre a nutrirsi di quel che madre natura gli donava, aveva una concezione molto religiosa dell’esistenza. Donato ebbe modo di intervistarlo e quel programma che lui fece quando ancora lavorava in Rai, è tuttora visibile su YouTube con oltre 17mila visualizzazioni.
Lo potrete apprezzare interamente su Vorticitv.it, è un pezzo di storia davvero emozionante…
“I misfatti della ragione”. Quali sono le principali chiavi di lettura di questo testo per chi non è esperto della materia?
Zì’ Ntonie torna ad attaccare il mondo che viviamo, una «cloaca ripugnante», condensando tutte le bellezze della cultura contadina proprio nell’epoca in cui il mondo è sotto scacco del Covid-19. Ma questa volta a De Francesco, il filosofo contadino abruzzese, classe ’31, da anni impegnato sul filone della «perversione della città cancerogena», si interessa l’editore “Il Cerchio” di Rimini, che ha da poco mandato in libreria questo libro accattivante, con la prefazione del Prof. De Lucia, che non esita a definire Zì ‘Ntonie un «formidabile rabdomante dell’inautentico». Atteso dal variegato mondo ancorato al cristianesimo rurale d’un tempo, a De Francesco, al quale va riconosciuta la dote della sincerità culturale, poiché attacca a spada tratta tutti i settori della società civile, presagendo l’ecatombe e lasciando al lettore e a tutti gli esseri umani una sola speranza per il futuro: la ripartizione della sofferenza, unico rifugio alle malattie e alla carestia. Sotto accusa è sempre il sistema politico-culturale che governa l’attualità, questa volta con il pensiero rivolto alla ragione che ha prodotto il passaggio alla cultura laico-razionale nata nelle città, «focolaio cancerogeno e folla delle solitudini». Scrive De Francesco: «Osano ancora chiamare civiltà il prodotto di una cultura che attraverso i secoli ha scatenato guerre distruttive e genocidi di milioni di esseri umani; osano chiamare civiltà una condizione umana in cui dilagano malattie sempre più spaventose e migliaia di ospedali che non riescono più a contenere gente debilitata e degradata nel corpo e nello spirito». È un mondo presuntuoso al punto di poter fare a meno di Dio, scrive il filosofo, dove vige la cultura dell’apparire e non dell’essere, del piacere e non della gioia, del possesso e non dell’uso, del dissidio e non della comunione, dell’esibizione e non della riservatezza. Un mondo dove le campagne sono abbandonate mentre le palestre sono piene, dove gli esseri umani sono indotti a farsi voraci consumatori di cose prodotte da specialisti di qualsiasi settore senza sapere che così facendo «alimentiamo quotidianamente la nostra mortale malattia». Zì ‘Ntonie mette in guardia il lettore: «La disperazione dei disoccupati crescerà di giorno in giorno ma nessuno ritornerà alla campagna in quanto chi ha assaggiato il salario-droga non è più in grado di accontentarsi del magro reddito ricavabile da piccoli appezzamenti di terreno». Dal sistema non è immune nemmeno la chiesa, perché la Fede – che «va custodita nella sua integrità senza permettere alla ragione di andare a indagarne l’essenza» – evidenzia la sua misteriosa forza soprannaturale attraverso l’immagine icastica del vero Cristianesimo: la bandiera bianca e la Croce che simboleggiano la resa sofferta e volontaria alla cieca malvagità del mondo. Così come nelle comunità contadine, anche le prime cristiane erano «portatrici di una cultura antirazionale». L’estremista Zì ‘Ntonie non ascolta gli intellettuali né i teologi, si distanzia dal Concilio Vaticano II e da quello di Trento. E sull’apparente indifferenza di Dio, Zì ‘Ntonie chiosa: «Il Suo modo di operare non significa che Egli trasformi il male in bene, come ci ha fatto supporre la “retta” ragione: Dio lo tollera lasciandolo alla mercé delle severissime Leggi Naturali e lo distruggerà pur senza intervenire con la violenza su di esso; ciò, purtroppo, implica sofferenza per gli esseri più innocenti che sono costretti a subire la malvagità del Mondo».
Concludo con un’ultima domanda da collega. Cosa ne pensi dell’informazione di oggi?
Con la “giungla” di Internet, ha assunto un ruolo ancora più importante di prima, quando le fonti primarie potevano essere lette soltanto sui giornali. Noto con piacere che anche sulla rete si vanno diffondendo siti che approfondiscono la notizia, lo reputo positivo per il lettore. Certo, io provengo dalla carta stampata e ogni mattina, da 25 anni a questa parte, mi piace vedere il quotidiano nella sua impaginazione, nelle gabbie, nella titolazione e nei vari tagli. Ciò non mi impedisce di leggere assiduamente ciò che propone Internet: nella cartella dei miei preferiti c’è anche “Vortici” ovviamente, che leggo con attenzione. Dicono che in futuro la carta stampata scomparirà: non ne ho la certezza, anzi. Ho visto che alcuni fogli di quartiere, specie nelle metropoli, hanno assunto un ruolo rilevante nello spaccato quotidiano dei cittadini. È una bella idea, perché il giornale di quartiere offre le notizie che, magari, non riesce ad offrire nemmeno il quotidiano locale. Del resto, per far fronte alla crisi era necessaria un’inversione di tendenza. I giornali si leggono poco, Internet ha cambiato tutta l’informazione ed è la nuova preghiera del mattino dell’uomo moderno, come disse Hegel. L’imperativo credo sia univoco per chi svolge questa professione: la qualità della notizia, dell’accaduto, che magari può essere traslata nella saggistica, come faccio solitamente. Ma tutto deve essere accompagnato dai rudimenti dell’informazione in senso lato, perché l’appartenenza ad un Ordine si evince proprio dal rispetto dei Codici deontologici e dal rispetto di chi dobbiamo scrivere.
* Occorre continuare ad attenerci scrupolosamente e responsabilmente alle regole che conosciamo, abbiate cura di voi, dei vostri cari e dei vostri amici.
Immagine di copertina: Il Cerchio Editore
Fonte video: https://www.youtube.com
Annapaola Di Ienno