“Cosa fa una comunicazione inclusiva? Valorizza, tradizioni, storie e identità”
Noi di Vortici.it, come sapete, cerchiamo di raccontare sempre buone notizie, belle storie che accadono nella realtà. Ci impegniamo a fare una comunicazione che sia, al tempo stesso, corretta e positiva, rispettosa di tutti e quindi davvero inclusiva. Per questo, fin da quando siamo venuti a conoscenza di una notizia che ha fatto molto discutere, quella cioè relativa alle linee guida della Commissione Europea per una comunicazione inclusiva, ci siamo interrogati su quel documento e su cosa sia davvero una comunicazione inclusiva. Lo abbiamo fatto anche se francamente sorridendo un po’, visto che alcune delle indicazioni in esso contenute ci sembravano tali da strappare appunto una risata. Il testo elaborato dalla Commissione sotto la supervisione della Commissaria all’Uguaglianza Helena Dalli era rivolto ai dipendenti dell’Unione Europea e dava indicazioni su come comunicare sia all’interno che all’esterno delle stesse Istituzioni Comunitarie. Non era quindi rivolto a tutti i cittadini europei, ma rappresentava comunque una testimonianza di un cambiamento culturale e perfino nei nomi e nei termini da utilizzare. Si arrivava al paradosso di dire “buone feste” e non “buon Natale”, di non utilizzare i nomi di Maria e Giuseppe (che compaiono nella Bibbia) quando si fanno esempi di frasi. Il documento prevedeva anche che, nelle comunicazioni interne ed esterne, i dipendenti dell’Unione Europea usassero il termine “colleghi” al posto di “signori e signore” per non presumere l’identità sessuale degli interlocutori o di non organizzare riunioni di soli uomini o sole donne. Si consigliava poi di non parlare di “anziani”, ma di “popolazione più adulta” e di non usare il termine “disabili”, ma persone che ha una disabilità”. Allo stesso modo c’era l’invito a dire “persona gay” e non semplicemente “gay” o “coppia lesbica” anzichè “due lesbiche”. inoltre era sconsigliato l’uso dei termini “marito”, “moglie”, “madre” e “padre” nella rappresentazione di una famiglia. I verbi che abbiamo appena usato sono al passato perchè va detto che queste linee guida sono state ritirate proprio dalla Commissaria perchè, dopo le forti polemiche che il documento ha suscitato, le ha ritenute non in linea con gli standard qualitativi della stessa Ue e non in grado di raggiungere “lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione”. Per questo la Dalli ha detto che ora si lavorerà ancora su questo documento per renderlo davvero in linea con quest’obiettivo.
Ma quando possiamo dire che una comunicazione è davvero inclusiva? E in quale clima è nato quel documento ora ritirato? Questi ed altri interrogativi hanno caratterizzato la nostra conversazione con Mirko De Carli, membro del Direttivo Nazionale del Popolo della Famiglia, soggetto politico aconfessionale e valoriale di ispirazione cristiana. Ecco la nostra chiacchierata, fatta anche con un po’ di rispettosa ironia!